Non Una Di Meno Pisana lanciato un presidio sotto il Comune per martedì 15 novembre, dalle ore 16.30 alle 19.00, in concomitanza con la discussione consigliare.
La mobilitazione è nata in seguito alla bocciatura di un progetto per la prevenzione della violenza di genere e degli stereotipi chiamato “Azioni di parità per la provincia di Pisa”.
Riportiamo di seguito un esaustivo testo e qui l’evento Facebook.
Il progetto è finanziato su Piano regionale in attuazione a direttive nazionali realizzate su indicazione del Consiglio dei ministri d’Europa. Nulla di rivoluzionario, quindi, ma già troppo, a quanto pare, per una amministrazione che si mostra portatrice delle ideologie e delle politiche della destra più conservatrice e reazionaria. Nessuno dei pilastri oppressivi, su cui si regge il meccanismo di un sistema politico interessato solo a garantire privilegi acquisiti, deve essere scalfito per garantire che il meccanismo stesso continui a funzionare.
Il patriarcato costituisce uno di questi pilastri e la violenza che genera non è un avvenimento inaspettato, un’eccezione. Sosteniamo ormai da anni che la violenza contro le donne e di genere è strutturale e sistemica e che va, quindi, contrastata con azioni tese alla creazione di una nuova cultura che porti a relazioni che sfidino e si oppongano alle gerarchie di potere attraverso cui oggi ci rapportiamo. Educazione e formazione, quindi, non politiche securitarie che, negli anni, hanno ampiamente dimostrato la loro inefficacia (basti pensare che alla data dell’8 nov si contano già 82 femminicidi, 3 trans*cidi e 6 suicidi indotti. E sappiamo essere, questi, solo la parte più facilmente visibile dell’azione violenta e prevaricatrice creata e indotta dal patriarcato).
Ci preoccupa l’idea che vorrebbe relegare alla sola “famiglia” la possibilità di educare all’uguaglianza e al rispetto essendo, questa stessa famiglia luogo privilegiato per l’imposizione di ruoli di genere e, spesso, per l’espressione più visibile della violenza (circa l’80% dei femminicidi commessi avvengono in ambito familiare o alla violenza verso figliә non binari).
Denunciamo l’ingerenza del comune che si arroga la decisione di chi e cosa può entrare nella scuola pubblica, privando di strumenti fondamentali, per riconoscere gli stereotipi che ci confinano e contrastare la violenza, studentә di ogni età, insegnanti e le famiglie stesse.
La questione riguarda tuttә: non è affare familiare, e non deve sentirsi coinvolto solo il mondo della scuola. Il contrasto alla violenza di genere, al bullismo e agli stereotipi che la alimentano e giustificano è un problema che deve essere affrontato dalla società tutta.
Se il comune non intende tornare sui suoi passi sappia che non saremo noi a indietreggiare.
Continueremo a contrastare il suo operato misogino e omolesbobitransfobico che inneggia, ricolmo di ignoranza, alla perpetuazione della violenza che su di noi, donne e persone LGBTQAI+, viene quotidianamente agita.
Continueremo a riprenderci lo spazio che ci viene negato e il tempo che ci viene sottratto, organizzandoci per combattere ogni forma di violenza patriarcale anche attraverso l’educazione e la formazione anche fuori dallo spazio-tempo canonicamente concesso dell’istituzione scolastica.
Contrastiamo la violenza di genere.
Abbattiamo il patriarcato e i suoi vassalli