In questi giorni a Pisa ancora picchetti per arrestare i numerosi tentativi di sfratto, sia da case private che da alloggi ERP.
Venerdì mattina in via Cattaneo la casa di Aida e dei suoi figli è stata presidiata da decine di persone fin dalla mattina. Aida dovrebbe pagare quasi 600 euro mensili per una catapecchia umida in cui il proprietario si rifiuta di eseguire gli interventi necessari e in cui i suoi figli rischiano frequentemente di ammalarsi. Trovatasi in difficoltà economica non ha più potuto pagare, e ha ricevuto l’avviso di sfratto; grazie al picchetto di venerdì ha ottenuto un nuovo rinvio, fino a gennaio 2019, ma la soluzione è ancora lontana, quella cioè di un alloggio con un canone adeguato alle sue possibilità economiche.
Stamattina, invece, un picchetto nel quartiere CEP ha rinviato lo sfratto da casa popolare di Antonella. La recente circolare Salvini vorrebbe accelerare sfratti e sgomberi da casa popolare, utilizzando e accentuando la retorica dei furbetti: sostenendo cioè che negli alloggi ERP vivono troppi abusivi o approfittatori che levano il posto alle famiglie “per bene”. Dalla vicenda di Antonella vediamo come invece i furbetti siano le aziende che gestiscono il patrimonio pubblico: regolare assegnataria, lei e la sua famiglia negli anni hanno realizzato a proprie spese interventi di manutenzione che spettavano all’Apes, con la promessa di vederli scorporare dall’affitto. Cosa che però non è mai avvenuta, innescando un debito (ingiusto) che si è autoalimentato a suon di more e interessi fino a portare allo sfratto. Da anni, dopo una dura lotta, l’Apes ha ammesso le sue responsabilità e promesso il ricalcolo del debito, ma ancora questo ente non provvede, e continua per questa famiglia la procedura di sfratto.
Che siano alloggi privati sul libero mercato o case popolari, ancora troppi sono i problemi e le procedure di sfratto a carico degli inquilini. Il riconoscimento del diritto alla casa, che deve necessariamente passare da affitti adeguati al reddito di ciascuno, è ancora lontano.