La sera del 28 settembre un agente della Digos di Pisa, pistola d’ordinanza alla mano, ha provato a rapinare un supermercato Conad vicino Lucca; la fuga però non è andata a buon fine e l’uomo è stato arrestato. Il poliziotto voleva portarsi via quasi 4000 euro d’incasso; sembrerebbe essere stato spinto a tale gesto dai numerosi debiti.
“Pasticca”, questo il soprannome dell’agente, è un volto storico della Digos pisana, che all’impegno messo nel tentativo di contrastare le lotte sociali, ha affiancato una patetica attività da scrittore di romanzi gialli.
Sentendo la storia dello sbirro rapinatore, la memoria non può non andare ad una vicenda di pochi mesi fa, quando un tentativo di rapina al PalaBingo è terminato con una sparatoria. Il rapinatore, rimasto ucciso nella sparatoria, si è scoperto essere un poliziotto privato delle “Guardie di Città”. Il collega che l’ha ucciso nel tentativo di sventare il colpo, però, aveva il porto d’armi scaduto; in sostanza deteneva la pistola in maniera abusiva e ci andava anche a lavoro!
L’indagine che ne è seguita ha svelato molte altre irregolarità fra le “Guardie di Città”: altri agenti in servizio senza regolare porto d’armi, favoritismi ottenuti per i rinnovi di tale documento. Tuttavia in poco tempo tutto è stato insabbiato ed è finito nel dimenticatoio.
Questi due episodi di violenza ci impongono una riflessione sulla questione sicurezza, che viene continuamente tirata in ballo. Viviamo in una città dove giornali e politici cavalcano in continuazione un presunto “allarme sicurezza”; purtroppo con questo discorso assurdo riescono spesso ad abbindolare anche alcuni gruppi di cittadini. Nei mesi estivi abbiamo visto i mezzi dell’esercito pattugliare le nostre strade e i nostri quartieri, neanche fossimo in guerra o in mezzo a una faida mafiosa. Invece qui si mobilitano tutte queste forze per contrastare qualche furto.
Ci spiace deludere i fanatici degli allarmi sicurezza, ma tutte le statistiche dimostrano che a Pisa (come nel resto d’Italia) i reati sono in calo. Per la precisione, durante gli anni della crisi, sono leggermente aumentati i reati “economici” (borseggi, furti nei supermercati) e drasticamente diminuiti i reati “violenti” (omicidi, aggressioni). In generale, comunque, il numero di crimini è molto al di sotto della media degli anni ’90.
Di conseguenza i provvedimenti per la sicurezza urbana tendono a concentrarsi su questioni secondarie: ambulanti abusivi, accampamenti non autorizzati, presenza di senzatetto. Questioni che in realtà nulla hanno a che vedere con la sicurezza!
La sicurezza, quella vera, sarebbe vedere strade attraversabili senza il rischio di morire (come da tempo chiedono gli abitanti di Sant’Ermete); scuole dove il soffitto non crolla addosso agli studenti; cantieri dove non si muore mentre si lavora. Ma militari e poliziotti ben poco impegno dedicano a queste faccende, propensi invece ad assecondare i capricci del leghista di turno.
Sicuramente è spiacevole subire un furto o un borseggio, ma non basta l’episodio singolo per far gridare all’allarme sicurezza in una città di centomila abitanti. E’ bene invece ripeterlo, le due rapine più gravi degli ultimi anni, episodi di inaudita violenza compiuti con armi da fuoco, sono responsabilità di poliziotti! E in un caso, terminato con uno scontro a fuoco ed un morto, è emerso quanto profondo sia il meccanismo di abusi e impunità per chi indossa una divisa.
C’è ancora speranza. Pochi giorni fa alcuni poliziotti che stavano sequestrando i borsoni agli ambulanti senegalesi vicino al Duomo, sono stati contestati e insultati da cittadini e turisti. Come per dire, smettete di perdere tempo con queste sciocchezze, con chi lavora nell’economia informale per sopravvivere, ed occupatevi dei veri problemi. Siete tanto bravi a fare i prepotenti con i più deboli, ma chi mette a rischio la nostra sicurezza si trova ai piani alti ed è vestito in giacca e cravatta. O, a volte, in divisa come voi.