Lunedì 27 febbraio, alle ore 10.30 di mattina, si terrà a sant’ermete un’assemblea pubblica indetta dal movimento Non Una di Meno insieme alla Piattaforma Soluzioni Abitative, con lo scopo di preparare la mobilitazione durante lo sciopero globale dell’8 marzo anche dei contenuti e delle vertenze abitative. Si legge nell’appello di convocazione. “A tuttə quellə che non riescono a pagare l’affitto, che vivono in case inabitabili e piene di muffa, alle mamme dei bambini che si ammalano perché costretti a vivere in case malsane, a chi è sotto sfratto, a chi vive in alberghi e affittacamere, a quelle che hanno terminato il percorso di fuoriuscita dalla violenza e si ritrovano senza casa, a tutte quelle costrette a vivere situazioni di violenza in case che non possono lasciare perché non hanno indipendenza economica. Rivendichiamo il diritto di vivere in case sane, pagando affitti giusti. Vogliamo accesso ai servizi e alle cure e un reddito che ci liberi dal ricatto economico. Ci opponiamo alla violenza delle istituzioni e dei servizi sociali che ripetono che le case non ci sono offrendo come unica soluzione una stanza per l’intera famiglia nei BnB”. Questa assemblea rappresenta l’esigenza di aumentare l’intreccio delle lotte e delle composizioni di società che si mobilitano contro la violenza del sistema patriarcale in tutte le sue forme, costituendo una piattaforma rivendicativa autonoma femminista e popolare per l’accesso e la qualità dell’abitare, svincolato dal reddito e dai ricatti familisti che sempre più opprimono le donne.
Martedì 28 febbraio, dalle ore 8.00, presso il villaggio Aurora nel quartiere de La cella, una famiglia con un bambino di tre anni vedrà per la terza volta l’ufficiale giudiziario presentarsi per eseguire lo sfratto per morosità. La Proprietà ha chiesto l’intervento della forza pubblica. Ma saranno presenti anche molte donne e uomini a sostenere la giustizia abitativa. La famiglia ha per anni pagato quote di affitto al nero; i consumi pagati non sono stati rendicontati dalla proprietà. L’alloggio è di 37 metri quadrati, senza riscaldamento, con la muffa e con gravi problemi alla sicurezza degli impianti. Una condizione analoga a quella di altri centinaia di appartamenti della zona. Nel villaggio aurora infatti sono decine le case che erano di Apes e che sono state riscattate e poi vendute e gestire da agenzie immobiliari. Una rendita da strapazzo sulla pelle del bisogno abitativo. Ci vivono infatti famiglia vittima di discriminazione razzista e sessista dal mercato immobiliare. Lavoratori lavoratrici che sono costrette a versare la metà del reddito mensile solo per canoni di locazione in case fatiscenti. Né il governo comunale né quello centrale hanno infatti risposto alla domanda di sospensione della forza pubblica agli sfratti. Le graduatorie degli alloggi popoalri stentano a scorrere e le famiglie, senza la lotta collettiva, si ritrovano in balia di un sistema di emergenza che li condanna a peggiorare radicalmente la propria vita.
Per queste motivazioni, la comunità di quartiere di sant’ermete ha promosso per venerdì 3 marzo alle ore 18.30 nella piazza del quartiere, la terza riunione cittadina in pochi mesi. La prefettura la settimana scorsa ha convocato – nel silenzio mediatico – una conferenza contro il disagio abitativo, i cui risultati non sono stati fatti trapelare né alla cittadinanza né ai diretti interessati – le mille persone in attesa di un alloggio popolare. Il punto di resistenza che agita le acque istituzionali è rappresentato dal progetto di autorecupero di Sant’Ermete che da due mesi e mezzo prosegue il suo commino fatto di condivisione, impegno, appartenenza territoriale ed opposizione alle politiche di svendita e degradazione del patrimonio pubblico. Sono diversi gli appartamenti già recuperati e a cui serve solo l’atto ufficiale di assegnazione per essere finalmente abitati. Manca poco più di due messi alle conclusione della timeline indicata dal comitato per riconoscere l’auto-recupero abitativo. Ma rifornire di case popolari, ottenute con l’impegno e la mobilitazione, l’enorme bisogno abitativo presente in città spaventa il mercato immobiliare e chi ne detiene le redini. Albergatori arricchiti con la gestione della società della salute dei Bed and Breakfast. Proprietari di casa e avvocati che campano di rendita sulle disgrazie di chi è costretto ad affittare una casa sul mercato privato, grigi burocrati eccitati dall’idea di escludere e selezionare col contagocce i “meritevoli” di alloggio. In tutto questo la condizione finanziaria di Apes è lo specchio del fallimento della gestione aziendalista degli alloggi ERP. Il debito costruito in anni di privatizzazione del patrimonio pubblico si sta riversando sotto forma di addebiti su affitti, assenza di manutenzione degli alloggi, e blocco dei cantieri di case popolari. L’assemblea di lotta di venerdì prossimo affronterà tutti questi aspetti con l’obiettivo della costruzione di nuovi eventi di mobilitazione.