C’è qualcosa di strano nel titolo di questo articolo… direbbe chiunque. Invece no, è proprio così!
Sono infatti assurde le accuse fatte a 5 persone che hanno partecipato ad una manifestazione contro il comizio della Lega Nord che è avvenuta a Pisa lo scorso 14 novembre 2015. Indipendentemente dal tipo di manifestazione contestata la notifica dell’avviso delle diffide avviene nei confronti di chi ha la colpa di aver partecipato a delle giornate di mobilitazione sociale. Infatti, durante questi primi giorni del 2016 la questura di Pisa attraverso l’ufficio Divisione Anticrimine ha emanato 5 ingiunzioni di Daspo, da convalidare entro 3 mesi, a cinque persone presenti al corteo del 14 novembre. L’accusa è quella di “aver istigato a delinquere e aver avuto una condotta violenta lanciando ortaggi, pietre e petardi verso le forze dell’ordine”. Secondo una logica assurda queste persone, che ricordiamo ad oggi non hanno avuto nessuna condanna per quella manifestazione, dovranno scontare un allontanamento da ogni evento sportivo in quanto persone considerate dalla questura “pericolose”. Fino ad oggi il Daspo aveva la funzione di limitare la libertà dei tifosi e reprimere i gruppi organizzati costringendo centinaia di ultras e non solo a dover firmare il giorno della partita e a non stazionare nei pressi dello stadio. Il tentativo che la questura vuole dimostrare con questi nuovi Daspo rappresenta una nuova gravissima violazione della libertà di tutti i cittadini. Infatti quello che viene contestato è un evento che si è svolto totalmente al di fuori da ogni situazione sportiva.
Questa diffida dallo stadio è stata attribuita secondo la riformulazione della legge del 22 agosto 2014, n°119, convertita con modificazioni nella legge del 17 ottobre 2014, n°146. Inoltre è da evidenziare che tra i cinque “daspati” solo due sono frequentatori abituali dello stadio e che seguono assiduamente le partite casalinghe del Pisa in Curva Nord.
L’assurdità di questo accanimento verso alcuni partecipanti di una manifestazione non inerente alla squadra del Pisa, al calcio o a qualsiasi evento sportivo (in quanto il Daspo vieta la partecipazione a qualsiasi manifestazione sportiva) lascia profondi dubbi sulla costituzionalità del provvedimento mostrando la volontà esclusivamente politica da parte della questura di restringere le libertà.
Ma è importante fare alcune considerazioni su questa vicenda: probabilmente è la prima volta che in Italia viene emesso un “Daspo di piazza” per un (presunto) reato che si verifica in un contesto differente dallo stadio o manifestazioni sportive. Il Daspo viene attribuito a persone partecipanti ad una manifestazione per la quale ad oggi non sono nemmeno state emesse denunce, processo o condanne. Si conferma un utilizzo improprio della giustizia amministrativa: le sanzioni amministrative puniscono preventivamente, insomma una condanna senza appello che intende punire una condotta ritenuta arbitrariamente non conforme con una vera e propria ritorsione.
Al di sopra di ogni considerazione di una cosa siamo certi: questo provvedimento non è un fatto casuale né semplicemente legale. È un tentativo studiato e voluto dalla questura per provare a intimidire chi in questa città lotta ogni giorno allo stadio, nei quartieri, nelle scuole e sui posti di lavoro contro ogni divieto ed ingiustizia.
Ad essere colpiti oggi da questo provvedimento sono:
uno studente delle scuole superiori di 19 anni che abita nel quartiere di Gagno, attivo nei movimenti studenteschi e nel proprio quartiere;
una donna di 50 anni, abitante del quartiere di Sant’Ermete, lavoratrice delle pulizie all’ospedale di Pisa e sempre in prima linea in ogni battaglia a difesa dei più deboli, tifosissima da sempre del Pisa;
un ragazzo di 30 anni abitante del quartiere Cep, meccanico, impegnato nelle lotte sociali in particolare nel proprio quartiere, contro gli sfratti e ultras del Pisa;
un ragazzo di 23 anni pisano, lavoratore precario come porta-pizze, appartenente al movimento di lotta per la casa;
ed infine un giovane di 22 anni, studente universitario fuori sede, iscritto alla facoltà di Storia partecipe alle recenti mobilitazioni contro il nuovo Isee.
Supponiamo ora che il Daspo venga convalidato alle cinque persone, aprendo così un grave precedente repressivo, il quale ha già visto una forte accelerata negli ultimi anni riguardo alle restrizioni per gli ultras di tutta Italia. In questo caso viene colpito non solo chi fa parte direttamente del tifo organizzato ma anche chi è legato alla città, allo sport e alla squadra calcistica.
Se invece di essere daspati per la partecipazione ad un corteo contro un partito politico si viene privati della libertà personale perchè si partecipa allo sciopero sul posto di lavoro a causa del licenziamento? O se si partecipa alla manifestazione organizzata dagli studenti della propria scuola contro le riforme governative o perchè la scuola ci crolla addosso? Assurdo, no?!
Allora questo nuovo tipo di Daspo potrebbe essere utilizzato in futuro per ogni tipo di reato che, a discrezione della questura, “turbi l’ordine pubblico”: dal picchetto antisfratto, all’allaccio abusivo alla rete idraulica, dal rubare un pezzo di formaggio al supermercato al fumarsi uno spinello o una rissa in discoteca.
Ogni situazione considerata deviante potrà essere motivo di allontanamento dalle manifestazioni sportive. Si può parlare allora di abuso di potere da parte della polizia che vuole privare di una passione pur di farla pagare a chi “non si comporta bene” privando della libertà di andare a vedere una partita di calcio o di rugby o la partita del proprio figlio.
Una città dove solo pochi mesi fa un agente di polizia ha avuto per anni ha l’abitudine di rapinare mano armata i supermercati della zona; dove il dirigente della digos sgombera pistola in pugno studenti che occupano le facoltà universitarie; un paese dove i carabinieri massacrano di botte impunemente uccidendo per pochi grammi di fumo giovani come Stefano Cucchi, e che si permettono di denunciare i familiari solo per aver il coraggio di denunciare i colpevoli delle ff.oo.: ma la preoccupazione dei tutori dell’ordine è quella di provare a vietare di andare allo stadio per tutti coloro che partecipano a delle manifestazioni. Impunità da una parte, abusi dall’altra.
Questa misura ha lo scopo di intimidire e minacciare non solo le persone colpite direttamente, bensì di far passare la logica delle leggi speciali nei confronti di tutti quelli che non si omologano. Una privazione della libertà inaccettabile che sarà respinta già dai prossimi giorni con mobilitazioni, proteste e ricorsi in ogni sede legale preposta.