Movimento no base a Firenze per le dimissioni di Bani

Martedì 17 dicembre il movimento no base si è mobilitato a Firenze consegnando le 8mila firme per le dimissioni di Lorenzo Bani, presidente del parco di San Rossore.
Un nutrito presidio ha portato le ragioni del movimento in via Cavour e srotolato le 8mila firme sulla strada. Dopo questi primi momenti di mobilitazione una delegazione è stata ricevuta dal presidente della regione Giani e dal presidente del consiglio regionale Mazzeo.
Chi è statə all’incontro ha riportato come il presidente continui a ribadire di non conoscere nulla di preciso sul progetto del CISAM, nonostante l’inizio lavori previsto entro la fine del 2024, e di non avere più avuto contatti dall’ottobre 2023. Ha affermato che avrebbe rese pubbliche informazioni, qualora le avesse. Ha affermato di non sapere nulla delle decine di migliaia di euro che vengono destinate e consulenti, in deroga alle normative sulle consulenze.
Purtroppo, ancora una volta, le istituzioni pubbliche fanno finta di cadere dal pero per offuscare l’informazione e la partecipazione.

La raccolta firme è iniziata a gennaio insieme a tante realtà locali e toscane, ambientaliste e sociali, che vogliono salvaguardare il parco naturale e impedire la costruzione di una nuova base militare. Sono richieste le dimissioni di Bani perché lui, nonostante sia presidente del Parco, aveva proposto questa location per la base militare, incurante del fatto che l’area CISAM sia boscosa e ci sia un reattore nucleare non bonificato e un deposito di scorie nucleari.
È in corso anche un’altra raccolta firme, portata avanti da decine di associazioni ambientaliste, per impedire la costruzione della base dentro il parco e l’abbattimento di alberi.
Dopo la campagna contro l’economia di guerra e la mobilitazione per le dimissioni del Bani la mobilitazione del movimento continua domenica 22 dicembre al presidio di pace dei Tre Pini per un aggiornamento sul monitoraggio del territorio.

Riportiamo di seguito il comunicato del movimento no base.

La Toscana non è zona di guerra. Dimissioni di Bani subito per un sistema di gestione del territorio sostenibile e disarmato

Tempo di Bilancio per la Toscana ed è bene che oggi tutti e tutte ci domandiamo insieme quale futuro auspichiamo per la Regione? 
Vogliamo un hub logistico al servizio della Guerra Globale oppure un territorio di Pace e di sviluppo ambientalmente e socialmente sostenibile?
Pensiamo ad una Toscana che segue le direttive europee e le indicazioni, come la Restoration Law che prevedono la tutela e il ripristino delle zone naturali oppure perseguiamo le indicazioni della Nato che  ci chiede di aumentare le spese militari, negli ultimi giorni addirittura si parla del 3% della spesa del Pil.
Oggi siamo qui per chiedere le dimissioni del presidente dell’Ente Parco “Migliarino San Rossore Massaciuccoli” Lorenzo Bani che è stato il primo a proporre l’area del Cisam come possibile collocazione della nuova sede dei reparti d’eccellenza dell’Arma dei Carabinieri. Un’area militare ma che a partire proprio dall’istituzione del Parco nel 1978 dovrebbe essere dismessa e soprattutto chiediamo che sia gradualmente rinaturalizzata. La previsione di un centro operativo per i corpi speciali e l’impatto antropico che ne consegue non è certo compatibile con i delicati equilibri caratteristici delle Zone a Protezione Speciale della rete Natura 2000. Ancora oggi con un reattore nucleare spento dal 1980 e che da allora attende invano di essere dismesso il Presidente del Parco ha il coraggio di parlare di riduzione del consumo di suolo, quando le carte illustrate in Parlamento indicano chiaramente come verranno distrutti decine e decine di ettari di “Selva Costiera di Toscana” preziosa riserva della biosfera tutelata dall’Unesco dal 2004.


Ma Bani è solo la punta dell’Iceberg di un sistema che rigettiamo e contestiamo, una politica di mercificazione del territorio tesa a favorire interessi privati speculativi e a permettere la progressiva militarizzazione del territorio, sfavorendo il bene comune e gli interessi prevalenti delle comunità. Tante sono le vertenze a cui ci siamo affiancati in questi mesi: dalla lotta alla estrattivismo sulle Apuane alle infiltrazioni di carattere mafioso che con una malsana gestione dei rifiuti  hanno avvelenato la Valdera. Territorio dove la giunta Giani ha il coraggio di parlare di compensazioni per la base, prevedendo una cementificazione della Tenuta Isabella con la pista di addestramento militare in un’area già colpita duramente dalle alluvioni di questi ultimi anni le stesse che hanno colpito Livorno, Campi Bisenzio, Marina di Pisa, la Val di Cornia, mostrando tutta la fragilità dei terreni che il Governo, con il plauso delle istituzioni locali vorrebbe cementificare noncurante dei rischi idrogeologici. Allarghiamo Peretola per alleggerire il traffico aereo su Pisa che deve essere libera di far partire carichi di armi, dal “magazzino bellico americano” Camp Darby e  tutte quelle che arriveranno a Livorno nella Darsena Europa e che troveranno infrastrutture civili canali e ferrovie rinnovati (anche con fondi regionali) proprio per favorire i carichi di armi verso le installazioni militari. Hanno messo il Comando delle Forze Speciali dell’Esercito (COMFOSE) nel 2014 proprio tra Camp Darby e Cisam dove oggi vogliono mettere il Gruppo di intervento Speciale, promosso a gruppo operativo di primo livello della Nato, e contestualmente già pianificano di allargare la caserma Predieri per installare il Comando Nato SUD. Il governo Draghi nel 2022 ha decretato l’interesse per la difesa nazionale, ma sappiamo che questi corpi speciali sono alfieri di interessi economici, in particolare sulla gestione delle risorse energetiche sempre più strategiche e sempre più prioritarie rispetto alla cura delle comunità. Come abbiamo visto con il rigassificatore a Piombino e come peggio è successo nei giorni scorsi a Calenzano, mostrando con feroce evidenza che la sicurezza di cui abbiamo bisogno è quella sul luoghi di lavoro e non certo quella delle basi militari. 

Il futuro sostenibile che immaginiamo è radicalmente diverso da quello che propone con orgoglio il Bani, dove la rigenerazione degli edifici oggi in disuso del Cisam prevede un ulteriore militarizzazione. Quando parliamo di sviluppo sostenibile pensiamo ad una transizione ecologica guidata dal basso, come quella proposta dagli operai dell’Ex GKN il cui piano di re-industrializzazione auspichiamo sia supportato dalla Regione Toscana, mentre dall’altra parte Giani, Bani e Conti insieme hanno dato  via libera a uno ridicolo studio di prefattibilità che però ha aperto la strada a una devastante opera dal costo complessivo di 520 milioni di euro nel cuore di un Parco Naturale. Una cifra impressionante se paragonata ai bisogni reali che la Toscana potrebbe vedere soddisfatti in termini di Sanità, di Istruzione e di assistenza alla cittadinanza. Una cifra che è coerente con l’aumento delle spese militari proposto dal Governo e chiaramente avallato dall’istituzione regionale e dall’ente parco. Tutti concordo nell’alimentare l’economia di guerra alle spalle dei cittadini e delle cittadine. Tutti d’accordo ma cercando di nascondere il più possibile i dettagli alla cittadinanza.
Ricordiamo bene come nel 2021 il presidente Bani appena insediato nel suo ruolo di prestigio ha pensato bene di nascondere il progetto di una base militare a Coltano. A seguito della mobilitazione popolare invece di schierarsi al fianco dei cittadini e a difesa del parco ha rilanciato ed operato per mantenere la base all’interno dell’area naturale protetta.


Oggi continua a mancare di trasparenza, rimanda ad un futuro progetto di fattibilità tecnico economica, già costato alla collettività 6,7 milioni di euro, ma nasconde il Documento di indirizzo alla progettazione quello che deriva dall’indirizzo politico dell’intesa da lui sottoscritta nell’ottobre 2023. Prova a imbonire l’opinione pubblica rimandando alla conferenza dei servizi, quando sa bene che un eventuale parere negativo non fermerà i millantati “interessi nazionali” del governo, come già successo quando ha lasciato abbattere migliaia di armi per far spazio a treni della morte diretti nella base americana.Bani, mente sapendo di mentire e per questo si deve dimettere e la giunta e il consiglio regionale si devono prendere questa responsabilità, chiedendo in prima persona al governo trasparenza e la condivisione di tutta la documentazione relativa alla Base.
Anche di più dovrebbe chiedere di stralciare la previsione di una nuova, inutile e pericolosa, infrastruttura militare sul territorio Toscano. Chiedere al governo che le risorse destinate alla base militare siano destinati ad altre priorità del territorio, a partire dallo stralcio del vergognoso emendamento presentato proprio la scorsa settimana nella manovra finanziaria e che regalerebbe 250 mila euro di consulenze al comodo del commissario straordinario dell’opera Massimo Sessa per accelerare il completamento della stessa. 
Una vergogna di metodo in una regione sempre più al centro di scandali legati agli appalti, ma una soprattutto una vergogna di sostanza in una regione che nega il diritto agli studio agli studenti e alle studentesse disabili, non trovando i soldi per pagare gli assistenti specialistici che sarebbero necessari.
Come cittadini e cittadini, come associazioni ambientaliste e come collettivi antimilitaristi, come forze politiche e sociali che lottano contro la guerra e per la pace e la giustizia sociale, siamo qui a chiedere un cambio di rotta per la regione. Le dimissioni di Bani come primo passo verso un radicale cambio di sistema nella gestione del territorio toscano, che deve essere partecipato, sostenibile e disarmato, un  bene comune tutelare per le nuove generazioni e non una risorsa da sfruttare fino al suo esaurimento.  
Invitiamo tutti e tutte domenica 22 per una nuova giornata di monitoraggio del territorio ai Tre Pini intorno al Cisam. Venite a conoscere il patrimonio naturale che  lor signori desiderano distruggere.