Giovedì 9 Giugno si è tenuta un’assemblea pubblica in Piazza dei cavalieri chiamata dal “Gruppo di lavoro sulle esternalizzazioni in università”, un gruppo che riunisce studentз e lavoratorз della Scuola Normale Superiore e Sant’Anna.
Il gruppo si è formato negli ultimi mesi, a seguito dello stato di agitazione promosso dallз lavoratorз esternalizzatз della mensa della Scuola Normale, che hanno messo in luce la complessiva condizione di sfruttamento di centinaia di lavoratorз presente nelle due istituzioni, gravata anche dai recenti cambi d’appalto che hanno visto ditte e cooperative, nuove e non, peggiorare le condizioni lavorative.
A febbraio anche lз studentз hanno iniziato a occuparsi del problema, cominciando ad analizzare le responsabilità delle rispettive Scuole e a formulare delle proposte: “compriamo servizi, non persone” era stata la risposta della Scuola Normale allo stato di agitazione e alle rivendicazioni dellз lavoratorз. Dopo lo sciopero dell’8 marzo e un altro presidio organizzato insieme da studentз e lavoratorз in sciopero, che hanno bloccato il servizio della mensa per l’intera giornata, è iniziato un percorso di cooperazione fra studentз e lavoratorз che ha portato il gruppo ad organizzarsi su più piani, elaborando un questionario d’inchiesta con lз lavoratorз e delle rivendicazioni da portare all’interno degli organi della Scuola.
Nello specifico, le due rivendicazioni individuate e portate avanti esprimevano la necessità di far partecipare una rappresentanza di lavoratorз esternalizzatз in alcuni organi della Scuola Normale e di elaborare un protocollo d’intesa tra la Scuola e le organizzazioni sindacali che metta dei paletti nel momento del cambio d’appalto, garantendo al personale esternalizzato alcune tutele sui nuovi contratti. Studentз e lavoratorз hanno fatto appello all’assunzione di responsabilità da parte della Scuola proprio a partire da queste rivendicazioni, combattendo l’atteggiamento di indifferenza fino a quel momento tenuto da amministrazione e direzione; atteggiamento persistente, per il quale le proposte menzionate, portate dentro il Senato Accademico della Normale, hanno ricevuto un rifiuto integrale, segnalando la totale assenza di apertura dell’istituzione al dialogo e al miglioramento parziale delle condizioni di vita delle lavoratorз esternalizzatз che ne fanno parte.
L’elaborazione e la diffusione del questionario, scritto insieme a Non una di meno – Pisa, e l’esigenza di far sentire la propria voce, hanno così portato allievз e lavoratorз a organizzare la piazza di giovedì 9 Giugno.
Nei cartelli e negli interventi il Gruppo ha restituito i risultati dell’inchiesta condotta e i vissuti delle lavoratorз, evidenziando le condizioni di sfruttamento e le responsabilità non solo delle ditte, ma soprattutto delle Scuole. Comune a tuttз è una scansione del tempo di vita lavorativa (e soprattutto non lavorativa) dettato da part-time spezzati e involontari, che costringono e organizzarsi routine sempre diverse che rendono impossibile pianificarsi la vita e comportano un continuo stress e carico mentale; per raggiungere un salario decente, con questi contratti, lз lavoratorз sono costrettз a supplementari e straordinari, che aumentano la situazione di precarietà, incertezza e ricattabilità. Le ore supplementari, infatti, sono attribuite in modo arbitrario dal datore di lavoro, secondo un rapporto spesso violento e pressante, in particolare nell’informalità di chat whatsapp o comunicazioni dell’ultimo secondo; ciò porta lз lavoratorз ad accettare le condizioni peggiori pur di riuscire a ottenere quelle 4 ore in più settimanali che permettono di arrivare a fine mese.
Turni comunicati all’ultimo, ore spezzettate in vari momenti della giornata che si aggiungono a una richiesta esagerata di ritmi da sostenere. Moltissimз lavoratorз dicono di aver sviluppato malattie professionali, dolori costanti agli arti superiori (per esempio per lз lavoratorз della mensa) o emicranie e disturbi dell’attenzione dovuti a turni notturni senza riposi sufficienti. La sicurezza sul posto di lavoro, proprio per lo stress e la prestazione richiesta, è sentita come costantemente minacciata, lavorare negli appalti è una sofferenza.
“Non è eccellenza se c’è sfruttamento” è lo slogan dello striscione attaccato al Palazzo della Carovana in Piazza dei Cavalieri: è emblematico dell’ipocrisia e delle contraddizioni di istituzioni che costruiscono il proprio prestigio e il proprio riconoscimento accademico sullo sfruttamento e sulla segregazione del lavoro di cura. In molti interventi di allievз e lavoratorз ha acquistato un ruolo di primo piano la centralità dei servizi esternalizzati, fondamentali per il funzionamento delle Scuole d’eccellenza, sentita e percepita da loro quanto ignorata dalla direzione e dall’amministrazione. Con il sistema delle esternalizzazioni, svendendo a ribasso il lavoro di cura di servizi come mensa, pulizie, facchinaggio, portierato, biblioteche e molti altri, le Scuole ne negano l’importanza. Come messo in luce dagli interventi, questo genera una separazione netta tra il lavoro di cura e quello intellettuale, producendo il privilegio della cosiddetta “eccellenza”. Una separazione che non regge, perché se si ferma quel lavoro, si ferma tutto: i ritmi dello studio e dell’iperproduttività accademica si scontrano con i bisogni e i tempi della riproduzione quotidiana.
Conseguenza della separazione e della segregazione del lavoro di cura è l’invisibilizzazione di chi lo svolge, la riduzione del personale esternalizzato a “ospiti”, “lavoratorз di serie B”, sempre estraneз alla “comunità” accademica. “Usciamo dall’invisibilità” è la scritta che formano i cartelli alzati dalle lavoratorз alla fine dell’assemblea, espressione che riassume gli obiettivi collettivi che emergono dalla piazza di giovedì e dal Gruppo: lottare, allievз e lavoratorз insieme, per rompere la segregazione e l’invisibilizzazione, ottenendo il riconoscimento dell’importanza del proprio lavoro per formare una comunità dentro gli spazi accademici in cui ogni ruolo e ogni mansione abbiano la stessa importanza e lo stesso valore.
Negli ambienti della formazione “d’eccellenza” è iniziata una lotta per il riconoscimento e la dignità lavorativa per tuttз e con essa la volontà di immaginare una nuova idea di comunità accademica, in cui formazione e lavoro di cura siano in un rapporto di eguaglianza, scambio e reciprocità e in cui nessunǝ sia sfruttatǝ o lasciatǝ indietro.