Un successo di numeri e di entusiasmo la parata per i diritti Toscana Pride che ha sfilato ieri per le strade di Pisa; più di ventimila persone hanno preso parte al corteo che si è mosso da Piazza Vittorio Emanuele fino a Piazza Carrara, attraversando i lungarni.
Parte da lontano il percorso che ha portato alla parata di ieri. Il Toscana Pride si tiene ogni anno in una città della nostra regione; per questa edizione è stata scelta Pisa per diversi motivi: il più importante è certamente l’anniversario del primo gay pride italiano, che si è tenuto nel 1979 proprio a Pisa. Inoltre l’insediamento nella nostra città della Lega, partito senza dubbio oscurantista sul tema dei diritti civili, ha reso ulteriormente significativa la scelta della città teatro del pride. Non a caso il Comune di Pisa si è rifiutato di patrocinare la manifestazione (cosa che hanno invece fatto molti comuni limitrofi). Se questa scelta della giunta leghista, per quanto patetica, appare comunque coerente con i principi di questa maggioranza, è senza dubbio molto più scandalosa la decisione del Rettore Mancarella di rifiutare il patrocinio dell’Università al pride, a suo dire per non creare fratture nella comunità accademica!
Ma il quarantennale del primo pride italiano non era l’unica ricorrenza celebrata quest’anno; in questo 2019 cade infatti anche il cinquantesimo anniversario dei moti di Stonewall, la rivolta della comunità omosessuale a New York che nel giugno 1969 portò a diversi giorni di scontri e alla nascita del movimento gay statunitense.
Con queste premesse ci si attendeva un’ampia partecipazione alla parata, ma i numeri e l’entusiasmo della piazza hanno probabilmente sorpreso anche i più ottimisti fra gli organizzatori. Tantissimi gli spezzoni e veramente nutriti; molte le associazioni scese in piazza, ovviamente tutte le sfaccettature del mondo LGBTI, dalle Famiglie Arcobaleno all’associazione di promozione eventi Pride Park, passando per il MamaMia e per l’associazione di poliziotti omosessuali Polis. Ma in corteo si sono viste anche tante altre realtà territoriali, dagli scout laici del CNGEI all’Arciragazzi ed Emergency.
In fondo al corteo si è radunato lo spezzone Tacco Matto, a cui avevano aderito Non una di Meno e tante realtà trans-femministe di movimento di Pisa e dintorni. Una partecipazione che poneva diverse critiche all’impianto del pride, prima fra tutte l’eccessiva istituzionalizzazione di una parata che avrebbe dovuto celebrare il cinquantesimo anniversario di un rivolta. Ad aprire il corteo, subito dopo lo striscione del Toscana Pride, vi erano infatti i gonfaloni della Regione Toscana e dei Comuni, issati da amministratori che a parole difendono i diritti ma nella realtà quotidianamente li calpestano (basti pensare a come la Regione Toscana stia cercando di svendere i consultori alle associazioni pro-life).
Poche ma comunque presenti le bandiere di partito, comprese quelle del Partito Democratico, partito che, quando era al governo, ben poco ha fatto nell’ambito dei diritti civili, ma che adesso sfrutta ogni piega dell’opposizione al governo giallo-verde per provare a rifarsi una verginità. Che questo gli sia concesso o meno, dipende dalla qualità dell’opposizione che anima le piazze; qualità che spesso e volentieri non coincide con quantità.