A Pisa come tutto il mondo lo sciopero dell’8 marzo è stato travolgente nei numeri e nelle molteplici forme di lotta, rompendo gli argini e strabordando come una marea. Dal corteo mattutino all’ospedale di Cisanello organizzato dalle lavoratrici della Sodexo fino all’occupazione di uno stabile in disuso avvenuta in tarda sera, sono state tantissime le iniziative nella nostra città.
E’ cominciato appunto alle prime ore del mattino, quando, prima ancora che sorgesse il sole, le lavoratrici della Sodexo hanno iniziato a radunarsi ai vari ingressi dell’ospedale di Cisanello per volantinare, incoraggiare allo sciopero le colleghe ancora indecise e invitare tutti e tutte al corteo del pomeriggio. L’adesione allo sciopero da parte delle lavoratrici delle pulizie è stata decisa per far fronte alle disastrose condizioni in cui si trovano a operare (carichi di lavoro eccessivi, mancanza di materiale, turni massacranti e spezzati…). Alcuni giorni fa vi era stato un incontro con la ditta Sodexo, disertato però sia dal Prefetto che dall’Azienda Ospedaliara. Questa volta però la dirigenza dell’ospedale non ha potuto sottrarsi al confronto: decine di lavoratrici e di solidali, infatti, dopo aver volantinato a lungo, si sono mosse in corteo andando a bloccare la rotonda presso il Ponte delle Bocchette, da cui si accede alla superstrada. Si sono create lunghe file di auto e la protesta è riuscita così immediatamente a prendere le forme di uno sciopero reale, con il blocco dei flussi.
Successivamente il corteo è ritornato all’interno dell’ospedale e si è diretto verso l’edificio 200, dove ha sede la dirigenza. Dopo un lungo presidio, durante il quale sono stati scanditi cori e interventi, le lavoratrici hanno ottenuto un incontro con l’amministratore delegato dell’AOUP che ha preso atto delle loro rivendicazioni e si è impegnato a nome del direttore responsabile Tommasini per un successivo incontro in vista del nuovo tavolo con la Sodexo che si terrà il 22 marzo.
Nel frattempo la giornata di lotta era iniziata anche nel resto della città: diverse piazze tematiche hanno caratterizzato il centro. La Critical Mass ClitoRide, una biciclettata colletiva, le ha attraversate congiungendole: Educare alle Differenze in piazza Vittorio Emanuele, i Centri anti violenza in Largo Ciro Menotti, il Consultorio in Piazza in Logge dei Banchi. Inoltre le statue cittadine hanno cambiato volto e nome contro uno sbandierato decoro che l’amministrazione cittadina porta avanti militarizzando e privatizzando il centro cittadino.
In contemporanea un presidio “Obiezione Respinta” in via Bonanno Pisano ha denunciato l’umiliazione che devono subire le donne all’ospedale del Santa Chiara dalla violenza ostetricia all’obiezione di coscienza. Il presidio ha poi attraversato Piazza dei Miracoli congiungendosi alle iniziative del centro.
Alle 17.00 ha iniziato a prendere forma l’appuntamento più atteso della giornata. Velocemente Piazza S.Antonio, concentramento del corteo, si è riempita di donne e uomini di tutte le età; assolutamente predominanti i colori nero e fucsia, nelle bandiere, nei drappi e nei vestiti. Quando finalmente il corteo ha iniziato a muoversi, è riuscito a dispiegarsi nella sua vastità: almeno 5000 persone scese in piazza, una vera e propria marea.
Il primo simbolo segnalato dal corteo è stato il Centro per l’impiego, luogo della precarietà che sabota la possibilità di autoderminazione costringendo ad un continuo ricatto le donne vittima di violenza e subalternità. Alla stazione Centrale è stato denunciato il progetto strade sicure e la militarizzazione del territorio, “le strade sicure le fanno le donne che le attraversano”: dalla stazione sono partite le impronte di vernice fuxia sull’asfalto che hanno segnato tutto il proseguire del percorso. Passando da via Bonaini il corteo ha sanzionato Palazzo Pampana, edificio con decine di alloggi di proprietà del noto costruttore vuoto da decenni. “Le case vuote sono violenza, le donne che occupano la RESISTENZA”; questo lo striscione affisso sullo stabile. Mentre nel quartiere stazione si fomentano retoriche su degrado e sicurezza, imponendo una sempre più massiccia (quanto inutile) presenza di polizia e militari, si permette agli speculatori di lasciare vuoti edifici grandi come isolati. Sono queste speculazioni, in realtà, a portare degrado nei territori, oltre a privare moltissime persone del diritto ad avere un tetto sulla testa. La presenza dell’esercito alla stazione era stata già contestata e canzonata dal corteo al grido “Militare cosa ci stai a fare, a casa ci sono i piatti da lavare!”
La manifestazione si è poi spostata su Corso Italia e durante il tragitto è stato preso di mira il negozio Desigual: questa catena è accusata di assumere solo donne o uomini omosessuali, una vera discriminazione basata su stereotipi e pregiudizi.
Dopo aver attraversato via San Martino, il corteo è giunto su Piazza Guerrazzi; obiettivo, questa volta, la sede dell’INPS. La previdenza sociale è ormai un sogno per tantissime persone, ma in questa dinamica di esclusione le donne pagano un prezzo ancora più alto. Precarietà assoluta vuol dire assenza di maternità, sussidi e garanzie sociali, e questo per le donne si concretizza nello sfruttamento più sregolato. Un gruppo di donne col volto coperto da maschere nere e fucsia si è quindi avvicinato all’INPS e, scope e colla alla mano, ha affisso un lungo striscione murario: “Ho diritto al reddito, rifiuto l’elemosina”.
La giornata di lotta però non era ancora finita: mentre il corteo si dirigeva in Piazza dei Cavalieri, dove avrebbe dovuto concludersi, un nutrito gruppo di persone si è staccato ed ha deviato in un’altra direzione. Ancora scandendo cori e slogan, decine di donne e uomini si sono spostati per la città fino a giungere in via Garibaldi: questa volta l’obiettivo era l’ex centro di accoglienza, di proprietà del Comune di Pisa chiuso da diversi anni, con la scusa del restaurro necessario (in realtà mai iniziato). L’edificio è stato riaperto e occupato; l’idea è quella di utilizzarlo per rispondere ai bisogni di tante donne sole o con figli in emergenza abitativa che ogni giorno vengono umiliate e ridicolizzate dai servizi sociali. Mentre la Società della Salute e gli assessori alla casa e al sociale Zambito e Capuzzi continuano a richiedere sacrifici lamentando la scarsità di case e risorse, edifici come questo di proprietà dell’amministrazione comunale vengono lasciati all’abbando e all’incuria, fino a ridurli in uno stato disastroso. Le soluzioni per evitare il perpetrarsi di situazione di violenza passa anche dal non sentirsi più sole e poter avere una scelta differente da quella della riproduzione della propria quotidianità di subordinazione.
In questi giorni si terranno conferenze stampa ed iniziative per denunciare pubblicamente questo scandalo. Per domenica è stata già annunciata un’assemblea cittadina all’interno dello stabile occupato.