In questi 20 giorni di isolamento forzato per contenere e combattere la diffusione del Coronavirus, a Pisa e non solo, numerose sono le tensioni che stanno per esplodere. Con questa serie di articoli vogliamo descrivere, dal punto di vista di chi ne usufruisce e di chi ci lavora, alcuni dei servizi promossi dall’amministrazione della Società della Salute e dalla sua Presidente, l’assessora Gianna Gambaccini.
Prima di entrare nel vivo di questi progetti istituzionali ci teniamo come redazione di Riscatto a fare una considerazione con una breve panoramica di ciò che sta succedendo a Pisa.
La diffusione del virus a Pisa e nella sua provincia vede (dati aggiornati a sabato 28 marzo ed in aumento) 30 decessi e circa 350 contagiati ufficiali, quindi con esito positivo del tampone, in quasi tre settimane, di cui molte ricoverate in terapia intensiva, decine di migliaia di persone chiuse in casa con la paura di contrarre il virus, altre migliaia costrette a lavorare alcune delle quali in filiere produttive non essenziali, come le fabbriche, fino a pochi giorni fa. Altri invece in servizi di prima necessità che sono abbondantemente sotto sforzo, non riconosciuti né valorizzati adeguatamente e soprattutto affidati a privati e a dirigenti che non hanno fornito agli operatori le condizioni minime di sicurezza nello svolgere mansioni. Nello stesso momento la quarantena non è uguale per tutti. Chi ha il frigo vuoto, chi aveva già problemi sociali legati alla mancanza di salubrità degli alloggi, mancanza di spazio, mancanza di servizi essenziali o impianti in sicurezza, si trova a vivere in una condizione molto diversa da chi ha una villa o addirittura più proprietà dove dimorare e poter spostarsi da una parte all’altra. Inoltre due giorni fa nel carcere Don bosco, si è venuti a conoscenza dei gravi contagi e sintomatici al virus che hanno coinvolto decine di agenti della polizia penitenziaria, lasciando vergognosamente i detenuti in condizione di sovraffollamento con il virus “in casa”.
Questa situazione va quindi a portare allo stremo una grandissima fetta di popolazione, che tra chiusura delle attività, problemi di salute, e difficoltà a fare la spesa, paura di ammalarsi sul lavoro, si sta iniziando a porre delle domande su di chi è la responsabilità di questa emergenza sanitaria e soprattutto sui provvedimenti governativi per rimediarvi. Ad esempio non nuoce ricordare che in questo momento le bollette delle utenze e gli affitti non sono né sospesi né bloccati, anzi, gli enti gestori stanno inviando e-mail in cui avvisano che a causa dell’emergenza la posta potrà arrivare in ritardo e quindi consigliano il pagamento delle bollette in maniera telematica, alimentando ancora di più i disagi mentre moltissime persone iniziano a fare i conti con la mancanza di denaro dovuto alla sospensione forzata dal lavoro.
A fronte della grave crisi complessiva determinata dal contagio di massa e dall’insufficiente preparazione del sistema sanitario, quali sono le misure che sono state prese dai servizi sociali locali?
I servizi straordinari erogati in questa fase sono due, oltre quelli “normali” del percorso tipico dell’assistenza sociale. I buoni spesa e il servizio di spesa a domicilio.
Tenteremo di approfondire con degli speciali che pubblicheremo nei prossimi giorni le tensioni, i disagi e le contraddizioni che stanno nascendo intorno a questi temi.