Oltre 700 persone si sono radunate ieri in Piazza Garibaldi a Pisa, spostandosi poi a bloccare il Ponte di Mezzo e in corteo fino a Piazza Vittorio Emanuele, per chiedere la fine dell’offensiva dell’esercito turco nella regione del Rojava, in Siria del Nord. Il 12 ottobre era stata indicata come data di mobilitazione internazionale, e Pisa, come tante altre città d’Italia, ha immediatamente risposto.
Una guerra, quella voluta dal despota turco Erdogan, che in pochi giorni ha causato già diversi morti e migliaia di sfollati, ma che sta trovando una ferma resistenza da parte delle YPG e YPJ, forze di difesa popolare del Rojava (curdi ma non solo), le formazioni che alcuni mesi fa hanno sconfitto e neutralizzato le truppe di Daesh, ponendo di fatto fine alla minaccia dell’Isis.
Minaccia che adesso potrebbe riaccendersi; sono decine di migliaia i miliziani del califfato reclusi nelle prigioni curde, e già dai primi giorni del conflitto sono avvenute rivolte e tentativi di evasione. Non è una novità l’alleanza tra l’esercito regolare turco e il terrorismo islamico: già due anni fa, durante l’invasione di Afrin, Erdogan aveva arruolato truppe dell’Isis, e lo stesso sta avvenendo in queste ore. Tutto ciò avviene sotto gli occhi dell’Occidente, che finge di non vedere, poiché la Turchia è un membro della Nato e riceve corposi finanziamenti dall’Unione Europea e dall’Italia.
Durante la manifestazione di ieri, delle enormi scritte sono apparse lungo gli argini dell’Arno: Erdogan Assassino – Turchia = Isis – Viva YPG e YPJ; questi i messaggi lasciati dalla manifestazione alla città; la campagna contro la guerra in Rojava sarà lunga e articolata e già sabato prossimo si terrà una nuova mobilitazione, regionale, a Firenze.