“Occorre una solidarietà e un sostegno concreto a partire dai territori e dalle città italiane. Per questo chiediamo che venga discussa con urgenza dal consiglio comunale la richiesta di patto di amicizia con le municipalità kurde. Riteniamo importante che il Comune di Pisa avvii subito relazioni ufficiali con le municipalità kurde al fine di costruire patti di amicizia per sostenere progetti di cooperazione e futuri gemellaggi, attivandosi anche per organizzare iniziative di solidarietà attraverso l’invito in Italia di rappresentanti delle stessi municipalità per una serie di conferenze, per definire forme di cooperazione – a partire da progetti di cooperazione sanitaria e formazione per personale medico – e di sostegno tramite l’associazione Mezzaluna Rossa Kurdistan Italia Onlus”. Con queste parole, in una conferenza stampa, i consiglieri comunali di Una Città in Comune – PRC e le comunità kurde della Toscana hanno sostenuto la mozione per avviare relazioni ufficiali con le municipalità kurde della Regione autonoma democratica del Rojava, al fine di costruire “patti di amicizia” per sostenere i progetti di cooperazione ed eventuali futuri gemellaggi. La mozione è stata depositata il 26 ottobre 2015 ma non è ancora stata inserita nel programma di discussione del consiglio.
L’iniziativa mira a mettere in luce la drammatica situazione in Kurdistan dove le forze di resistenza kurde sono le uniche che concretamente combattono ISIS sul campo, lottando allo stesso tempo per la libertà del proprio popolo e sviluppando un processo rivoluzionario nella regione del Rojava liberato, nel Kurdistan siriano, al confine tra Turchia e Siria. Nonostante questo il PKK, il partito rivoluzionario kurdo, risulta per i paesi occidentali ancora iscritto nella lista delle organizzazioni terroristiche. Un paradosso se si pensa che a fronte delle politiche repressive del governo turco “dalle elezioni del giugno 2015, sono stati uccisi complessivamente 186 civili, centinaia persone, in larga parte donne e bambini, sono rimasti feriti e centinaia sono state le persone arrestate. Finora sono 17 i sindaci arrestati nelle regioni del Kurdistan Turchia, mentre 25 sono stati sollevati dal loro incarico. Molti civili sono stati deliberatamente uccisi dalle forze di sicurezza turche. Cecchini hanno preso di mira decine di civili ai quali non è stato nemmeno consentito l’accesso agli ospedali e alle cure sanitarie. Come conseguenza dei conflitti armati 200 mila persone hanno dovuto emigrare e questo flusso continua. Per questo – concludono i promotori dell’iniziativa – vi è una necessità urgente di interrompere le operazioni militari e rivitalizzare i colloqui di pace per una risoluzione della questione kurda in Turchia”.