Per le famiglie sotto sfratto che non hanno beneficiato della “clemenza” del Prefetto e della sospensione temporanea della forza pubblica sono giorni di lotta e di resistenza. Per questi nuclei esclusi dalla sospensione che comunque scadrà il prossimo 13 maggio, “non ci sono soluzioni” come viene detto a loro dagli assistenti sociali che li hanno prese in carico. Dagli uffici comunali invece viene detto “stiamo facendo il possibile”.
Sembrerebbe che non ci sia scampo ed il destino di chi si è indebitato con il proprio proprietario di casa sia già scritto: secondo il parere di queste istituzioni non si può fare nient’altro per risolvere il problema dello sfratto. In fondo è bastata la presa di posizione di Confedelizia, organizzazione che tutela gli interessi dei proprietari, per incrinare la richiesta generale della sospensione della forza pubblica. Il pretesto per escluderle è stato quello della mancata partecipazione al bando della morosità incolpevole chiuso nel dicembre 2016 ma avendo avuto i primi accessi dell’ufficiale giudiziario nel 2017 la domanda non sarebbe stata accolta.
Se da una parte ci sono i proprietari di casa, ricchi o benestanti che siano, che pretendono indietro le loro proprietà, lamentando la mancanza di entrate nelle loro tasche mascherandola come la negazione dei loro “diritti” (come se possedere uno o più beni fosse un diritto); dall’altra parte ci sono famiglie o nuclei singoli che invece si vedono negati veri diritti come quella di avere un tetto sopra la testa.
Lo sfratto di Riccardo in cui si è presentata anche una volante di polizia, difeso questa mattina in Piazza Facchini nel centro storico da altre famiglie nella sua stessa condizione e aderenti al Comitato per il diritto alla casa cittadino, è stato rinviato neanche di un mese, al 30 maggio. Quello che il proprietario di casa ed il suo avvocato lamentavano è il mancato pagamento dell’affitto. Chi possiede abitazioni non tiene di conto che il locatario possa trovarsi, un giorno, nella condizione di scegliere se pagarlo oppure sfamare sé stesso e la propria famiglia. Quello che interessa loro è riscuotere, mettersi in tasca i soldi, lagnandosi che deve pagare le tasse, come se fosse colpa dell’inquilino se le tasse statali sulle proprietà sono così alte. E neanche quando mette in affitto le proprie abitazioni tengono di conto che il valore di quell’immobile sia troppo alto: 500-600-700 euro da pagare ogni mese sono proprio troppi e non più sostenibili per i redditi medi delle famiglie.
E’ questo che le famiglie resistenti denunciano: “se gli affitti sono così alti o decidiamo di pagare meno oppure le istituzioni provvedano a istituire più fondi per l’emergenza abitativa ed a far scorrere la lunghissima graduatoria delle case popolari assegnando quelle tante vuote che ci sono”.
Domani mattina ci sarà un altro sfratto, quello di Rosanna, lavoratrice delle pulizie all’ospedale di Cisanello, zona della città in cui abita. Trovare affitti alti in questa zona è la norma, ma essere sfrattati non può più esserlo. Questo è quello che tantissime famiglie stanno manifestando. Il senso di colpa del non poter più riuscire a pagare viene meno. In caso di reddito basso è giusto concordare un affitto equo sostenibile dalle famiglie. Chi è sotto sfratto sa bene che non ci sarà nessuno che verrà in soccorso: solo l’unione e la lotta sono i giusti strumenti per sventare i tentativi di sfratto e acquisire diritti fondamentali.
E se mentre le famiglie che non sono rientrate nella sospensione prefettizia lottano contro proprietari, avvocati, ufficiali giudiziari e poliziotti per non essere sfrattate, tra dieci giorni, finita la sospensione in caso di una mancata proroga, anche quelle che ci sono rientrate si ritroveranno di nuovo con la minaccia di ritrovarsi senza casa.
Ed è per questo che venerdì scorso, durante un’assemblea cittadina svoltasi di fronte alla Prefettura, le famiglie sotto sfratto e i comitati per il diritto alla casa hanno promosso una manifestazione che si terrà a Pisa il 10 di giugno. Se delle soluzioni concrete non saranno prese in considerazione dall’amministrazione, saranno le stesse famiglie a riprendersi ciò per cui stanno lottando.