Nell’ultima settimana ci sono state diverse proteste dei migranti nel territorio pisano e cascinese. Con l’arrivo dell’estate la situazione diventa più dura. Il sistema è messo a dura prova. Si moltiplicano le proteste e i politici fanno a gara per fare proseliti sulla pelle di chi subisce il sistema dell’accoglienza. Le retate in nome del decoro contro i lavoratori migranti sono un prodottodel decreto Minniti-Orlando, mentre alle condizioni di vita che impongono ulteriori sofferenze a chi approda in Italia rispondo gli scioperi della fame e le proteste dei migranti ospiti dei centri d’accoglienza.
Per italiani e stranieri però, in fondo, il discorso della politica colpisce alla stessa maniera: chi non accetta in maniera silente quanto viene imposto viene attaccato. Davanti alla critica e al rifiuto delle condizioni di vita imposte nei centri di accoglienza scatta l’allarme e si parla solo di “emergenza”. Le politiche dell’accoglienza, così come quelle sociali presenti nella nostra città e nel nostro Paese, vengono trattate in termini emergenziali per evitarne una reale risoluzione.
Di seguito le tre proteste di queste settimane.
Pisa
Stamattina, 1 luglio, in via Cammeo i venditori ambulati e le associazioni Africa Insieme e Progetto Rebeldia hanno manifestato contro le ripetute retate dell’ultima settimana ai danni dei venditori senegalesi. I controlli in zona Duomo si sono moltiplicati per quantità, violenza e arroganza poliziesca sulla scia securitaria approfondita dalle possibilità d’affondo del decreto Minniti-Orlando. Vigili urbani e carabinieri in borghese in nome del “decoro” hanno fatto le loro retate sequestrando le merci senza rilasciare nessun verbale e senza chiedere agli ambulanti se avessero o meno la licenza. Venerdì la situazione è arrivata al limite con urla e offese, inseguimenti, strattonamenti e venditori buttati per terra e immobilizzati.
Come in altre città italiane negli ultimi mesi con il pretesto del decoro vengono condotti degli attacchi a chi lavora e vive nel territorio da decenni ma risulta scomodo all’immagine vendibile e “ordinata” delle strade.
Tirrenia
Il Collettivo migranti di Pisa – Collectif migrants de Pise annuncia su facebook: “Sciopero della fame al centro di accoglienza podere Lamone (Tirrenia) da mesi denunciamo le condizioni di vita nel nostro centro e chiediamo che venga cambiato il cibo perché quello che ci viene dato non si può mangiare. Tutto ciò non è più accettabile. Per questo è per denunciare le condizioni di vita nel nostro centro lanciamo uno sciopero della fame di tre giorni Affinché le nostre richieste siano ascoltate”.
Il centro d’accoglienza Podere Lamone è stato aperto circa un anno fa e dovrebbe ospitare circa 20 persone, di proprietà dell’Università di Pisa è gestito dalla Croce Rossa. Prima di essere riaperto è stato lasciato per anni dall’incuria e all’abbandono della Prefettura e della Società della Salute.
Cascina
Nell’ex agriturismo la Tinaia, adibito a centro di accoglienza, dalla mattina del 30 sono in corso delle proteste. I richiedenti asilo da tempo protestano per le condizioni igieniche disatrose in cui sono costretti a vivere. Sovraffollamento, anche in 16 in una stanza, cibo e acqua razionati e malsani. Sulla situazione del centro già a febbraio era stata condotta un’inchiesta della Commissione d’Inchiesta Parlamentare Migranti, presidieduta da Federico Gelli (PD) il quale dichiara che farà degli ulteriori accertamenti e valuterà se chiudere o no la struttura (l’inchiesta si è bloccata per l’individuazione di abusi edilizi su cui erano necessari altri accertamenti). Lega Nord e centro destra si schierano a favore della chiusura del centro, un interesse alla situazione dettato più dalla volontà di sbarazzarsi di chi vive nel centro che da un appoggio alla protesta.