Pisa si prepara a una giornata di contestazione diffusa contro la nuova base militare per i reparti speciali dei Carabinieri, che sorgerà all’interno del Parco di San Rossore, nell’area CISAM, e nella Tenuta Isabella a Pontedera.
L’opera, dal costo stimato di 520 milioni di euro, è al centro di forti critiche da più angolature per la mancanza di trasparenza e per l’impatto che avrà su uno dei parchi naturali più importanti del territorio pisano. Il progetto rappresenta una scelta politica che sottrae risorse ai servizi essenziali, a favore della crescente militarizzazione dell’area, e la cittadinanza è decisa a farsi sentire.
Una base militare da 520 milioni: perché Pisa si oppone
La costruzione della nuova base militare, confermata dal governo lo scorso agosto, consuma 140 ettari di suolo nel Parco di San Rossore. Il progetto viene portato avanti in totale opacità: gli enti locali coinvolti (Comune di Pisa, Provincia, Regione Toscana ed Ente Parco) continuano a dichiarare di non avere accesso alla documentazione dettagliata, nonostante abbiano già dato il proprio consenso. Grazie alla paziente ricerca di attivisti e cittadini tra gli atti pubblici dei ministeri della Difesa e delle Infrastrutture, è emerso che il Ministero della Difesa ha affidato la progettazione del primo lotto alla direzione del Genio Difesa per una cifra iniziale di 8,2 milioni di euro.
Questa somma copre le indagini preliminari e lo studio di fattibilità per il primo lotto, parte di un progetto che prevede ulteriori spese. La scelta politica è chiara: destinare enormi fondi pubblici a un’opera che rafforza l’apparato militare del Paese, sottraendo risorse a scuola, sanità, coesione sociale e tutela ambientale.
La base si inserisce infatti in un più ampio piano di potenziamento delle infrastrutture belliche in tutta Italia, che include 27 nuovi progetti per un totale di oltre un miliardo di euro.
Le promesse mancate e l’impatto sul territorio
Mentre il progetto della base militare avanza, molte delle promesse del governo per Pisa sono rimaste inattuate. Dalla rigenerazione degli edifici storici di Coltano alla bonifica dell’area ex-CISAM, nulla è stato progettato.
I fondi stanziati per la riqualificazione urbana sembrano spariti nel nulla, mentre i 120 milioni previsti per la bonifica dell’area ex-nucleare non risultano mai assegnati.
L’intervento viene giustificato come un presidio di sicurezza, ma la domanda che la cittadinanza si pone è quale sicurezza sia davvero necessaria: quella di una base militare o quella garantita da politiche sociali, ambientali e di welfare?
15 novembre: giornata di mobilitazione diffusa contro l’economia di guerra
Il Movimento No Base ha indetto una mobilitazione per il prossimo 15 novembre, un’intera giornata di protesta contro la destinazione dei fondi pubblici alle spese militari a scapito delle priorità sociali. La giornata coinvolgerà cittadine e cittadini, associazioni, collettivi, forze politiche e sindacati in una serie di azioni simboliche e pratiche per rivendicare una diversa idea di sicurezza e un migliore utilizzo delle risorse pubbliche. Con lo slogan “520 milioni per…tranne la guerra!”, ciascuno potrà esprimere il proprio punto di vista su come impiegare queste risorse per sanità, scuola, welfare, trasporti, ambiente e diritti sociali.
Come partecipare alla mobilitazione Il Movimento invita tutti a partecipare, condividendo il messaggio nei luoghi di lavoro, sulle strade o sui social, e rispondendo alla domanda chiave della mobilitazione: “Cosa faresti con 520 milioni?” Tra le iniziative:
- Esposizione di striscioni o cartelli con il messaggio “520 milioni per…” in luoghi pubblici e sui social;
- Volantinaggi informativi per sensibilizzare sulla destinazione dei fondi pubblici;
- Creazione e condivisione di contenuti come post, video o riflessioni sulle proprie piattaforme digitali, taggando il Movimento No Base.
La giornata del 15 novembre sarà una manifestazione collettiva per riaffermare che la vera sicurezza risiede in una società che investe sul benessere, sulla solidarietà e su un futuro sostenibile, non nelle basi militari!