Oltre duemila persone hanno sfidato i divieti e hanno cercato di raggiungere l’ingresso del CNR, scontrandosi a più riprese con le forze dell’ordine. Fermati e poi rilasciati due ragazzi.
E alla fine è arrivato il giorno della protesta. Ieri, 29 aprile, si teneva a Pisa l’Internet Day, la passerella scelta dal sindaco Filippeschi per ospitare nella sua città il premier e provare a risollevare la propria immagine e il consenso del partito, utilizzando la ricetta renziana: telecamere, flash di fotografi, tweet, bugie riguardo uno presunta ripresa economica, umorismo scadente, populismo becero.
Ma l’ospite si era fatto immediatamente troppo ingombrante; soltanto una breve news nei giorni scorsi aveva annunciato la presenza di Renzi a Pisa, ma tanto era bastato per innescare un moto di indignazione nelle migliaia di persone che quotidianamente subiscono gli effetti delle sue vergognose politiche. Ed in poco tempo si erano susseguiti gli appelli per una manifestazione di contestazione. “Non accetteremo alcuna zona rossa, porteremo le nostre ragioni fin dentro al CNR” le intenzioni dichiarate nell’assemblea e nella conferenza stampa con cui era stato annunciato il corteo.
E così è cominciato il patetico balbettio della governance locale, dal “non sappiamo se Renzi verrà davvero” agli auspici del sindaco perché si sfilasse in maniera pacifica, fino all’annuncio, a poche ore dalla manifestazione, che il premier sarebbe intervenuto in collegamento video, perché “impegni istituzionali” lo trattenevano a Roma.
Renzi scappa, dunque, per non affrontare l’ennesima contestazione. Ma il variegato fronte che si era messo in moto per contestarlo è sceso in piazza comunque: gli abitanti di Sant’Ermete e dei quartieri popolari che subiscono gli effetti delle privatizzazioni degli alloggi ERP sancite dal Piano Casa e vedono sparire i soldi destinati agli interventi nelle periferie; le famiglie in emergenza abitativa, vittime di un mercato degli affitti sempre più selvaggio e dell’assenza di soluzioni istituzionali al dramma degli sfratti; l’associazione “Vittime del Salva-Banche”, che hanno visto in poco tempo azzerare i propri risparmi per permettere la sopravvivenza di istituti di speculazione finanziaria; gli studenti medi e universitari che tra riforme e rimodulazione dei parametri ISEE assistono al tramonto definitivo del diritto allo studio; gli operatori sociali che perderanno il lavoro per effetto dei tagli ai servizi di tutela alle fasce deboli; i lavoratori e le lavoratrici delle cooperative e dei servizi esternalizzati come i Si Cobas della Dna-Ceva, colpiti e umiliati dal Jobs Act; tanti altri cittadini, arrivati anche da altre città, animati da mille e più motivi per contestare un governo di corrotti e speculatori.
Il corteo si da appuntamento alle 8.30 sotto al Comune, e si muove circa un’ora dopo, al suono di decine di fischietti e slogan contro il governo; in apertura uno striscione, “Contestiamo Renzi”, sorretto dalle instancabili lavoratrici della Sodexo, e rinforzato con della plastica per provare a tutelare i manifestanti nel caso di cariche. L’ingente presenza di forze dell’ordine in tutta la città, l’evidente nervosismo dei reparti di celere, lasciano presagire quella che sarebbe stata la gestione militare della giornata.
Sfilando per la città la manifestazione raccoglie applausi e consenso da tante persone affacciate alle finestre, ingrossandosi metro dopo metro. All’altezza della Prefettura si aggiunge uno spezzone di universitari che si era dato appuntamento presso l’aula autogestita Exploit; nei pressi del CNR si ricongiunge al resto del corteo il presidio dell’USB, dei lavoratori della ricerca in sciopero.
Circa 2000 persone arrivano quindi nella rotonda antistante al Centro Nazionale di Ricerca, dove è evidente l’ingente dispositivo militare posto a tutela dell’evento. Centinaia di poliziotti e carabinieri in antisommossa circondano il perimetro dell’edificio, un elicottero sorvola i manifestanti, automezzi delle forze dell’ordine sono pronti a intervenire sia all’interno che all’esterno delle reti. Al CNR sono comunque presenti il sindaco Filippeschi e il ministro Giannini e, per quanto solo in video-conferenza, il premier vuole che la sua passerella fili liscia senza interferenze. Un governo senza più alcuna legittimità fra la gente, per esistere non ha altra soluzione che adoperare la forza bruta dei reparti di polizia.
Il corteo avanza determinato, con la volontà di arrivare alle reti del CNR; la prima carica parte a freddo, violenta e brutale. Il tempo di ricompattarsi, e un’altra scarica di manganellate piomba sui manifestanti, che, disarmati e a volto scoperto, reagiscono con lanci di verdure marce. Alcune persone cadono in terra, gli agenti continuano a colpirle con calci e manganellate, finché altri manifestanti non riescono a sottrarle al pestaggio.
Nonostante la violenza, le persone arretrano solo di poco; il corteo si disperde durante le cariche, ma si ricompatta ogni volta, sulla rotonda del CNR. Alla brutalità della polizia si comincia a rispondere anche coi bastoni dei cartelli e con sassi e oggetti raccolti da terra. Il sangue solca il viso di alcuni ragazzi feriti nelle cariche, ma a parte i casi più gravi (un ragazzo colpito ripetutamente mentre era a terra, poi trasportato via in ambulanza) tutti continuano a provare ad avanzare, fronteggiando la polizia. “Questa militarizzazione non ha alcun senso, vogliamo entrare al CNR, vogliamo parlare anche noi”.
Fra i partecipanti alla protesta vi sono persone che non hanno mai subito una carica della polizia; vi sono anche persone che probabilmente non erano mai scese in piazza prima. Il Governo Renzi ha prodotto tutto questo, un impoverimento diffuso anche in pezzi di società che si credevano al sicuro fino a poco tempo fa.
Ma questo non è il momento della paura, è il momento del Riscatto. Il corteo si ricompatta ogni volta, continuano a volare slogan e verdure; celerini col sangue agli occhi sfogano le loro frustrazioni a colpi di manganello sui corpi di operai, studenti, disoccupati. Dopo più di un’ora di fronteggiamenti si contano almeno sei violentissime cariche, due manifestanti fermati, svariati feriti. Eppure 2000 persone sono ancora lì, ad urlare il proprio odio verso il premier e la sua banda di corrotti.
Il corteo riparte, chiedendo la liberazione dei due fermati; attraversa via di Pratale e le strade circostanti, raramente raggiunte da manifestazioni, anche qui tanta gente si affaccia alle finestre e applaude. Raggiunge di nuovo il CNR da un altro accesso; a questo punto i due fermati, Seba e Miro, un meccanico del CEP, attivo nei comitati di quartiere, e uno studente, vengono rilasciati. Dopo ore di lotta e di scontri, festeggiando il rilascio dei compagni, il corteo si scioglie, dandosi appuntamento per il pomeriggio in Piazza dei Cavalieri, dove decine di persone si ritrovano nuovamente in assemblea per condividere valutazioni e prospettive a seguito di questa importante giornata.
La manifestazione contro il Governo Renzi per Pisa ha rappresentato il punto più alto dopo mesi di mobilitazioni ininterrotte; il blocco sociale che si è coalizzato in quella piazza non è un fenomeno temporaneo, ma è il risultato di percorsi maturati nel conflitto quotidiano contro le politiche che dal nazionale al locale ci vengono imposte. Se da un lato le riforme di questo governo vanno a impoverire fasce sempre più consistenti di popolazione, dall’altro un possibile effetto è rappresentato dalla possibilità che soggetti anche molto differenti fra loro inizino a riconoscersi come simili nei bisogni, alleati nel conflitto, appartenenti allo stesso schieramento, quello degli sfruttati. E questo è il primo, fondamentale, passo per la maturazione di un movimento davvero capace di incidere nel cambiamento del presente.