Questa mattina Non una di Meno Pisa ha lanciato una conferenza stampa in via Saragat, davanti alla Società della Salute, per protocollare una lettera aperta in cui si denuncia cosa sta dietro la ristrutturazione dei servizi socio-sanitari di prossimità e il passaggio a Case di Comunità: tagli ai servizi, privatizzazioni dei servizi lavorativi, chiusura di strutture sanitarie.
Le istituzioni locali e regionali sono pienamente responsabili di queste politiche ma non hanno mai preso parola per descriverle e coinvolgere la popolazione. Anche se questa “transizione” dovrebbe essere partecipata e costruita con la cittadinanza nessun* sa nulla di cosa accadrà. Il 30 giugno scade la presentazione dei progetti per questo viene chiesto un confronto pubblico con tutte le istituzioni coinvolte. I progetti presentati non saranno definitivi quindi sarà possibile apportare delle modifiche in seguito.
Le prossime iniziative e risposte verranno comunicate nei prossimi giorni e settimane. Qui il video della conferenza stampa.
Riportiamo di seguito la lettera aperta.
All’attenzione della Azienda Ausl Toscana Nord Ovest,
della Società della Salute di Pisa,
della Regione Toscana,
del Comune di Pisa
Vi scriviamo per chiedere alcune delucidazioni in merito a un cruciale cambiamento del sistema sanitario che si sta delineando in Toscana come su tutto il territorio nazionale: la ristrutturazione dei servizi socio-sanitari di prossimità e il passaggio a Case di Comunità. Da mesi proviamo a seguire come si declinerà in Toscana il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) in ambito sanitario, nella missione “Reti di prossimità, strutture e telemedicina per l’assistenza sanitaria territoriale”, ma con notevoli difficoltà di accesso a informazioni chiare.
Partiamo dalla premessa che la pandemia ha messo a nudo gli elementi di maggiore fragilità e inefficienza del nostro sistema sanitario e assistenziale, indebolito da anni di de-finanziamento e di progressiva riduzione del personale. Tutto il sistema ne ha sofferto, ma in particolare i servizi di cure primarie e di prevenzione. La pandemia ha dunque dimostrato – ove ce ne fosse stato bisogno – la necessità del rafforzamento del sistema sanitario e dei servizi territoriali, la carenza di alcuni servizi essenziali, la consistente mancanza di personale medico e infermieristico e il conseguente gravoso sovraccarico del personale presente, e infine la non applicazione della legge n. 34/96 che prevede un consultorio familiare ogni 20.000 abitanti.
Ricostruiamo in estrema sintesi, per poi arrivare ai quesiti. Il PNRR ha destinato alla sanità territoriale 7 miliardi di euro per progetti da realizzare entro il 2026. Due miliardi sono previsti per la realizzazione di 1350 Case della Comunità su scala nazionale, di cui 70 assegnate alla Toscana. La Regione Toscana ha approvato il progetto regionale “Da Casa della salute a Casa della comunità”, dove si definisce il percorso sperimentale verso le Case della comunità, identificando tre Case della salute dove testare il nuovo modello: Le Piagge (ASL Toscana Centro), Querceta (ASL Toscana nord ovest) e Abbadia San Salvatore (ASL Toscana sud est). Nel territorio della zona pisana sono previste 6 CdC, di cui 2 hub (Pisa e Cascina) e 4 spoke (Crespina-Lorenzana, Marina di Pisa, San Giuliano Terme e Vecchiano).
I progetti di realizzazione delle case di comunità sono stati già redatti senza alcun confronto con le organizzazioni del personale socio sanitario né con quelle di utenti e fruitori dei servizi. Non ci risulta sia stato redatto alcun piano di rilevazione dei bisogni: su quale base sono stati redatti i progetti? Su quali standard e su quali necessità della popolazione?
Ci domandiamo: che seguito viene dato al documento prodotto dagli Stati Generali della Salute, successivamente approvato dal Consiglio Regionale, sul tema della partecipazione della comunità, di realtà associative e del terzo settore per la valorizzazione delle risorse della comunità? Come le istituzioni intendono dar seguito al “Processo continuo di conoscenza del contesto e delle risorse locali per analisi dei bisogni di salute della popolazione di riferimento”?
Se i finanziamenti sono destinati alle infrastrutture, così come previsto dal PNRR, con quali risorse umane verranno implementati i servizi previsti? Quale personale verrà destinato a questi progetti? Che futuro per i Distretti Sanitari che non rientrano nei progetti delle Case di Comunità (CEP, S. Marco, Via Torino, Calci, Vicopisano)? I servizi offerti saranno garantiti, rafforzati o ridimensionati?
In particolare, nel DM71 le attività dei consultori all’interno delle CdC sono “raccomandate” e non obbligatorie ed i programmi di screening sono “facoltativi”; come si immagina di garantire questi servizi, già molto carenti, alla luce di tutto ciò?
Visto che i progetti, quantomeno preliminari, esistono; vista la Risoluzione del Consiglio Regionale che prevede un aggiornamento degli strumenti di partecipazione, non più efficaci, sia con gli operatori e le operatrici sanitarie, sia con la popolazione;
CHIEDIAMO una presa di parola pubblica immediata che presenti alla città la riorganizzazione prevista e i progetti per i quali sono stati ottenuti finanziamenti in tale contesto, che avranno un forte impatto sulle vite di tutte e tutti noi. Entro la fine di giugno 2022 termine della presentazione dei progetti delle Case della Comunità.
Non Una Di Meno Pisa