Scuola in protesta: occupati i licei Buonarroti e Dini

Questa mattina Pisa si è svegliata con la notizia dell’occupazione dei licei Filippo Buonarroti e Ulisse Dini da parte di studenti e studentesse. L’iniziativa, condivisa anche dal liceo Augusto Passaglia di Lucca, nasce come protesta contro i tagli all’istruzione, la precarietà del personale scolastico e le riforme che, secondo i ragazzi, svuotano la scuola del suo ruolo educativo e critico. Con un comunicato, hanno spiegato le ragioni della loro azione, sottolineando la necessità di riconquistare la scuola come luogo di confronto, crescita e partecipazione attiva.

Un po’ di cronologia delle occupazioni scolastiche a Pisa


Di seguito il comunicato congiunto dei collettivi:

COMUNICATO DI INIZIO OCCUPAZIONE

Questa notte, come studenti, abbiamo occupato i licei Filippo Buonarroti, Ulisse Dini di Pisa, e il liceo Augusto Passaglia di Lucca.
Con questa azione rivendichiamo la riappropriazione della scuola come luogo di conoscenza, critica e confronto.
Ci opponiamo alle politiche governative che stanno smantellando il diritto all’istruzione e la qualità della formazione, abbandonando le nostre strutture scolastiche.

Il nostro atto non critica la comunità scolastica, vittima anch’essa di un sistema che si conferma nei recenti tagli ai fondi destinati all’istruzione e all’assistenza specialistica, nel oppressivo Decreto Valditara e nella controversa riforma Bernini.

La precarietà dei docenti, aggravata dai tagli previsti dal governo che comportano la perdita di 6.000 posti di lavoro, crea un sistema educativo sempre più incerto e incompleto, caratterizzato da una formazione incostante ridotta esclusivamente a modalità di apprendimento frontali.

In Toscana, oltre 1,5 milioni di euro sono stati sottratti dall’assistenza specialistica per gli studenti con gravi disabilità, impedendo loro di frequentare a tempo pieno la scuola e andando a minare il diritto all’istruzione, che dovrebbe essere garantito per tutti. Il servizio è attualmente dimezzato e garantito fino a esaurimento spese. Nonostante i tre mesi di richieste, gli educatori di Pisa e Livorno non hanno ancora ricevuto risposte sui prossimi sviluppi.

Il Decreto Valditara riduce ulteriormente tempo e spazio alla cultura e al sapere, riducendoli a strumenti di utilità pragmatica dedicati alla formazione. Sostituisce le ore di lezione e potenziamento con attività di orientamento che, come i PCTO, svuotano la scuola della sua funzione primaria: l’istruzione. Persino l’educazione civica, che dovrebbe formare cittadini consapevoli, viene distorta in programmi scollegati dalla realtà e incapaci di fornire strumenti critici.

La riforma Bernini, con il nuovo assetto del Pre-Ruolo, riduce drasticamente i fondi universitari, oltre 20 milioni solo all’Università di Pisa, precarizzando ulteriormente la ricerca e abbassando salari e tutele.

Queste misure, presentate come strumenti per valorizzare gli studenti, in realtà portano alla conformazione di un modello scuola-azienda. Gli studenti vengono ridotti a numeri e valutazioni funzionali a un curriculum sterile, destinato a vincolare il loro futuro professionale.

La meritocrazia proposta in questo sistema elitario non fa altro che intensificare le disuguaglianze: chi nasce con più risorse e opportunità ha la possibilità di “meritare” una buona formazione, mentre chi è già marginalizzato verrà sempre più escluso, senza che nessuno intervenga a sanare queste disparità.

La scuola riflette la società. Il modello di istruzione proposto da questo governo si basa sull’annullamento dello spirito critico: una società di cittadini formati e consapevoli spaventa chi teme il dissenso.
Disinformazione e indifferenza diventano i pilastri di una società passiva, incapace di reagire all’oppressione. Il taglio di 500 milioni di euro alle istituzioni pubbliche a livello nazionale conferma questa volontà di depotenziamento.

La mancanza di investimenti in strutture pubbliche come quelle scolastiche porta a un’inevitabile fatiscenza, distruggendo i luoghi comunitari, aumentando l’individualismo e limitando, così, il confronto intellettuale e critico.

L’occupazione non si limita alla difesa degli spazi fisici, ma è un atto di riappropriazione di luoghi che il governo sta cercando di svuotare. La scuola dovrebbe essere il terreno dove si sviluppa la coscienza, dove si costruisce l’identità comunitaria. Al contrario, le riforme imposte mirano a distruggere questo ruolo, obbligandoci a vivere in situazioni di costante pericolo e disagio.
Come crollano i finanziamenti pubblici così le nostre infrastrutture.

Il diritto all’istruzione è la base della libertà di espressione: con il DDL1660, il governo criminalizza ogni forma di protesta, trasformando la partecipazione politica in un crimine. Ci teniamo a esprimere il nostro dissenso di fronte a questo attacco diretto alla democrazia, mirato a soffocare il pensiero autonomo e critico, quando arriva a scuola e nelle piazze.

Un’occupazione non è una “perdita di tempo”, ma un atto necessario e doveroso. È un’azione forte e consapevole, che rivendica l’esigenza di un’informazione libera e di una formazione critica.
Non è più tempo di restare in silenzio mentre il nostro futuro viene saccheggiato e il nostro diritto di pensare e agire viene messo a rischio.

Se la scuola del governo non ci fornisce gli strumenti per sviluppare le nostre opinioni, se non ci dà gli stimoli necessari per diventare cittadini liberi e pensanti, non ci resta che agire come comunità studentesca, come collettivi, come individui.

Il futuro lo costruiremo noi, insieme.

Non ci arrenderemo. La nostra lotta è solo all’inizio. È una lotta che riguarda ogni studente, ogni lavoratore, ogni cittadino.

Per questo ci impegneremo al massimo affinché durante questa settimana la scuola diventi per tutti gli studenti della nostra e delle altre scuole un luogo di partecipazione attiva, formazione, dibattito e svago, che consapevolizzi, crei un’identità studentesca e una comunità basata sulla cura dei componenti e dei luoghi.

Al termine di questa settimana scriveremo insieme a tutti i partecipanti un documento di conclusione rispetto a questa esperienza.
Questa occupazione sarà solo una tappa di un percorso, nato dagli studenti e intrecciata alle vertenze che ci circondano.

Se oggi ci vogliono silenziosi, domani ci troveranno nelle piazze, nelle scuole e nelle università.
Difenderemo il nostro diritto a pensare, a vivere e a immaginare un mondo migliore.
La nostra forza sta nella consapevolezza e nella determinazione.

Studenti dei licei Filippo Buonarroti, Ulisse Dini di Pisa, e Augusto Passaglia di Lucca