Giovedì 27 aprile si svolgerà al Polo Carmignani alle ore 17.00 l’iniziativa Università transfemminista – Facciamo spazio ai nostri bisogni lanciata da Non una di meno. Sarà un’occasione di confronto e lotta verso il corteo nazionale per l’aborto libero, sicuro e gratuito di Ancona del 6 maggio.
L’Università si tinge di rosa, tra bagni gender free, sportelli contro la violenza e seminari sul femminismo, ma allo stesso tempo dimostra di considerare realmente necessaria alla formazione dellə studentə solo un banco, una cattedra e un proiettore. Ma è realmente solo questo ciò di cui abbiamo bisogno?
Leggiamo i giornali titolare di suicidi di studentə che “non reggono la pressione” dei cfu e del senso di inadeguatezza. E in quel senso di inadeguatezza vediamo riflesse le nostre esperienze in università: merito, performance, voto, umiliazione. Chi di noi non è ritenutə abbastanza meritevole viene lasciatə indietro, perde la borsa di studio e l’alloggio. In questo modo l’Università dimostra di considerare la casa, la mensa e la salute psicologica e fisica di chi studia come servizi accessori, di cui non si deve fare carico.
Nelle aule quotidianamente subiamo discriminazioni sulla base del nostro genere, della nostra origine o della nostra classe. Docenti di psicologia “insegnano” che se hai disturbi mentali è perché sei donna, altri sostengono che nelle STEM gli uomini siano soggetti discriminati e le donne naturalmente meno portate. UniPi inoltra offerte di lavoro indirizzate a soli uomini, figure apertamente sostenitrici di teorie antiabortiste, misogine o transfobiche ricoprono ruoli di spicco all’interno delle facoltà scientifiche, facendo sì che, ad esempio, specializzandə in medicina abbiano difficoltà ad imparare la pratica dell’aborto perché non c’è nessuno disposto ad insegnarla.
A partire da questi pochi esempi ci chiediamo e vogliamo immaginarci insieme di cosa abbiamo bisogno. Un banco, una cattedra e un proiettore non possono bastarci.
Vogliamo incontrarci, creare spazi in cui iniziare a dare dei nomi ai nostri bisogni e desideri, a riconoscerli in quanto tali, per organizzarci insieme nel trovare delle soluzioni che possano rispondere ad essi. Spazi in cui insieme iniziare a rintracciare e contrastare la violenza quotidiana che si dà negli ambienti universitari. Vogliamo aprire uno squarcio all’interno degli Atenei, smascherando i codici patriarcali e discriminatori sui quali si regge e fortifica.
E lo iniziamo a fare in dialogo con:
Spazio Nemesi di Roma
Consultorio Autogestito Mi Cuerpo es Mio di Catania
➡️ La mala consilia Bologna
per conoscere come anche nelle Università di queste città si stia iniziando a creare spazi collettivi in cui dare nomi ai nostri bisogni e desideri per andare nella direzione di modificare la “normalità” della nostra formazione.