E’ in atto il tentativo di mettere i bastoni fra le ruote a chi ha iniziato a migliorare le proprie esistenze e ha deciso di farlo affrontando i problemi collettivamente. Ciò che è successo a Torino (https://bit.ly/3rIPjFs) e l’attacco che ha vissuto ripetutamente il sindacalismo di base tutto, ma in particolare Piacenza (https://bit.ly/3MmsG2V), sono due ottimi esempi del tentativo di polizia e magistratura di disarticolare delle lotte che hanno già ottenuto grandi risultati e dato fiducia a tanti e tante.
Criminalizzare i conflitti sociali, per reprimere i movimenti per l’emancipazione è una costante storica da parte dei sistemi di potere. I tentativi attuali e alle nostre latitudini esprimono una pericolosa ed infida tendenza a screditare gli intenti di chi partecipa e organizza le lotte sociali. L’enorme concentrazione di capitale in sistemi politici sempre più chiusi e autoritari non tollera che, dal basso, si diano rivendicazioni effettive capaci di incidere materialmente e culturalmente. La volontà di associare a picchetti antisfratto, occupazioni abitative, cortei e manifestazioni per la difesa del territorio, scioperi e blocchi stradali a forme di delinquenza risponde alle necessità di impedire qualsiasi dialettica di trasformazione del sistema sociale in cui viviamo. Non ci deve essere spazio per la redistribuzione del reddito, per la difesa del territorio dall’estrattivismo, per la ridefinizione dei rapporti lavorativi contro la compressione salariale. E soprattutto non ci deve essere spazio per proporre un altro punto di vista complessivo sulle motivazioni e sugli orizzonti della società in cui viviamo. Lo scenario di guerra che circonda l’Europa impone anche una rapida e violenta normalizzazione sociale.
Criminalizzare i conflitti sociali, per reprimere i movimenti per l’emancipazione è una costante storica da parte dei sistemi di potere. I tentativi attuali e alle nostre latitudini esprimono una pericolosa ed infida tendenza a screditare gli intenti di chi partecipa e organizza le lotte sociali. L’enorme concentrazione di capitale in sistemi politici sempre più chiusi e autoritari non tollera che, dal basso, si diano rivendicazioni effettive capaci di incidere materialmente e culturalmente. La volontà di associare a picchetti antisfratto, occupazioni abitative, cortei e manifestazioni per la difesa del territorio, scioperi e blocchi stradali a forme di delinquenza risponde alle necessità di impedire qualsiasi dialettica di trasformazione del sistema sociale in cui viviamo. Non ci deve essere spazio per la redistribuzione del reddito, per la difesa del territorio dall’estrattivismo, per la ridefinizione dei rapporti lavorativi contro la compressione salariale. E soprattutto non ci deve essere spazio per proporre un altro punto di vista complessivo sulle motivazioni e sugli orizzonti della società in cui viviamo. Lo scenario di guerra che circonda l’Europa impone anche una rapida e violenta normalizzazione sociale.
Perché un’associazione a resistere?
Isolare ed intimidire le manifestazioni del dissenso è l’obiettivo di questo attacco repressivo. Siamo convintə invece che la risposta adeguata sia dare forza alla vitalità dei movimenti sociali, moltiplicando le occasioni di confronto, scambio, ragionamento e associazione tra le differenti soggettività. Resistiamo nei contesti più differenti, da quelli organizzati a quelli in cui ci troviamo nella quotidianità. Resistiamo alla violenza economica e di potere che stiamo subendo in questa recessione. Vogliono costringerci a privarci di quel poco che ci resta.
Noi sappiamo che abbiamo molto da pretendere ed ottenere: una vita dignitosa, da costruire insieme, che passi da un’abitazione vivibile e al giusto prezzo, che passi dall’abbattimento delle esplicite e sottili logiche di patriarcato, che passi dalle conquiste di un lavoro giusto.
Siamo consapevoli che ottenere una vita degna, significa lottare e difenderci da chi vorrebbe trasformare delle giuste lotte in criminalità per il semplice fatto che si mettono in discussione i paradigmi dello sfruttamento, del dominio e del profitto sulla nostra pelle.
Associarsi per resistere significa confrontarsi per difendere e rilanciare le lotte ed i movimenti che caratterizzano il nostro paese. Per questo stiamo organizzando una Tavola Rotonda nella città di Pisa, come occasione per conoscere nuove esperienze e metterci in comunicazione attraverso il riconoscimento reciproco, per non lasciare nessunə indietro e per immaginare una presa di parola ampia e che stia nei fatti, in ciò che stiamo già costruendo e che vogliamo fare meglio.
Vogliamo costruire un confronto a partire dalle esperienze vissute da compagnə di Askatasuna, Neruda e No Tav di Torino, di Controtendenza e dei S.I. Cobas di Piacenza, che per questo saranno con noi nella giornata.
Vogliamo discutere di come rafforzare le esperienze di lotta.
Vogliamo sia l’occasione per associarsi in maniera più salda, perché la libertà o è collettiva, o non è.
Invitiamo le realtà del territorio al confronto, chiediamo l’adesione ed un contributo da portare all’interno della Tavola Rotonda che possa arricchire il dibattito sul perché ci associamo a resistere con chi è ora attacatə ma soprattutto per costruire nuove lotte insieme. Chiediamo anche la diffusione di questo evento ad altre realtà organizzate e non. La giornata si svolgerà nel pomeriggio di giovedì 28 ottobre a Pisa in piazza San Silvestro, chiamata da tantissimə piazza Franco Serantini, compagno ucciso nel 1972 a seguito dell’arresto della polizia mentre si opponeva ad un comizio fascista, che è al centro di un dibattito per l’intitolazione toponomastica ufficiale.
Isolare ed intimidire le manifestazioni del dissenso è l’obiettivo di questo attacco repressivo. Siamo convintə invece che la risposta adeguata sia dare forza alla vitalità dei movimenti sociali, moltiplicando le occasioni di confronto, scambio, ragionamento e associazione tra le differenti soggettività. Resistiamo nei contesti più differenti, da quelli organizzati a quelli in cui ci troviamo nella quotidianità. Resistiamo alla violenza economica e di potere che stiamo subendo in questa recessione. Vogliono costringerci a privarci di quel poco che ci resta.
Noi sappiamo che abbiamo molto da pretendere ed ottenere: una vita dignitosa, da costruire insieme, che passi da un’abitazione vivibile e al giusto prezzo, che passi dall’abbattimento delle esplicite e sottili logiche di patriarcato, che passi dalle conquiste di un lavoro giusto.
Siamo consapevoli che ottenere una vita degna, significa lottare e difenderci da chi vorrebbe trasformare delle giuste lotte in criminalità per il semplice fatto che si mettono in discussione i paradigmi dello sfruttamento, del dominio e del profitto sulla nostra pelle.
Associarsi per resistere significa confrontarsi per difendere e rilanciare le lotte ed i movimenti che caratterizzano il nostro paese. Per questo stiamo organizzando una Tavola Rotonda nella città di Pisa, come occasione per conoscere nuove esperienze e metterci in comunicazione attraverso il riconoscimento reciproco, per non lasciare nessunə indietro e per immaginare una presa di parola ampia e che stia nei fatti, in ciò che stiamo già costruendo e che vogliamo fare meglio.
Vogliamo costruire un confronto a partire dalle esperienze vissute da compagnə di Askatasuna, Neruda e No Tav di Torino, di Controtendenza e dei S.I. Cobas di Piacenza, che per questo saranno con noi nella giornata.
Vogliamo discutere di come rafforzare le esperienze di lotta.
Vogliamo sia l’occasione per associarsi in maniera più salda, perché la libertà o è collettiva, o non è.
Invitiamo le realtà del territorio al confronto, chiediamo l’adesione ed un contributo da portare all’interno della Tavola Rotonda che possa arricchire il dibattito sul perché ci associamo a resistere con chi è ora attacatə ma soprattutto per costruire nuove lotte insieme. Chiediamo anche la diffusione di questo evento ad altre realtà organizzate e non. La giornata si svolgerà nel pomeriggio di giovedì 28 ottobre a Pisa in piazza San Silvestro, chiamata da tantissimə piazza Franco Serantini, compagno ucciso nel 1972 a seguito dell’arresto della polizia mentre si opponeva ad un comizio fascista, che è al centro di un dibattito per l’intitolazione toponomastica ufficiale.
Nell’occasione potremo tesserarci tuttə insieme all’Associazione a Resistere.
Qui l’evento
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