Venerdì 27 a Palazzo Ricci, facoltà di Lettere, alle 17 e 30 un dibattito per costruire un punto di vista indipendente sui venti di guerra successivi agli attentati di Parigi.
Dopo gli attentati di Parigi provare a prendere parola, per non essere schiacciati dalle narrazioni dominanti e dominate dalla paura, è tanto difficile quanto indispensabile. La guerra si impone sulla nostra pelle. Vogliamo promuovere un momento di dibattito per fare avanzare degli elementi di comprensione e ricostruire alcune delle genealogie di questo mondo in guerra. Abbiamo bisogno non di schierarci ma di situarci contro questa guerra dentro le nostre società.
Partiamo da alcuni quesiti:
Perché ISIS è innanzitutto un fenomeno dell’occidente globalizzato come pulsione di morte all’insensatezza della vita sotto il capitale da parte di un islamismo di ritorno travolto e fomentato al tempo stesso dalla globalizzazione? Quali le radici storiche di questo processo tra processi di decolonizzazione e razzializzazione nelle nostre società?
Se obiettivo degli attentatori di ISIS è la nostra vita nella sua quotidianità – straziando civili allo stadio o in una sala concerti – come, contro il loro terrore, riguadagnamo una possibilità di scontro a partire da una narrazione dell’occidente non come forma di vita unitaria ma come società complesse organizzate su linee di dominio e subalternità sociale?
Perché dunque si tratta non di scontro di civiltà ma di scontro dentro un’unica civiltà globalizzata?
Perché per noi il contrario di guerra non può essere pace ma ripresa e organizzazione del conflitto sociale per far pagare ai nostri governi il prezzo dei giochi imperialisti invece di subirli nella forma della guerra e del terrore?
Chi combatte militarmente ISIS: le bombe from Paris with love o la resistenza curda in Rojava?
Proviamo a discuterne venerdì 27 anche con un redattore di InfoAut di ritorno dalla zona di guerra del Kurdistan turco